Paolo Tordi - L'uomo
Nasce il 26 ottobre 1948. Primogenito di Tordi Ernesto (recentemente scomparso) di professione muratore e di Montalti Enrichetta operaia, figlia di Giovanni soprannominato Bruchin noto poeta dialettale cesenate.
Sono anni difficili ma le speranze di un futuro migliore mettono in moto le migliori energie di una generazione uscita dalla guerra mondiale nella quale molti di coloro che hanno avuto salva la vita spesso hanno perso la casa. I coniugi Tordi sono fra questi e quando nasce Paolo sono a Macerone di Cesena in quanto, come allora si diceva, “sfollati”. Paolo frequenta la scuola materna e la prima classe della scuola elementare a Macerone. Siamo nei primi anni cinquanta, gli anni della ricostruzione e il padre, signor Ernesto, si reca quotidianamente al modesto lavoro di muratore a cavallo del suo Motom, ciclomotore che godeva allora di una certa diffusione fra la classe operaia per la sua longevità e i bassissimi consumi; la signora Enrichetta, che nel frattempo aveva regalato al marito anche la gioia di una figlia, lavorava come stagionale nei magazzini di conferimento frutta. Nel 1955 la famiglia si sposta a Cesena avendo avuto l’assegnazione di una casa popolare nel quartiere Fiorita. Paolo trascorre molto tempo con il nonno materno che, spesso in casa e sempre impegnato a scrivere versi, si prestava volentieri ad accudirlo; accadde che un giorno, molto concentrato nella elaborazione delle sue rime, non si accorse che il silenzio del piccolo Paolo era dovuto al fatto che stava dando fondo ad un barattolo di tre chili di marmellata. Se ne accorse la mamma Iole al ritorno dal lavoro vedendo il bambino con i segni evidenti della scorpacciata, il barattolo vuoto e i primi sintomi di un catastrofico mal di pancia. La colpa, come sempre in questi casi, fu data alla poesia. Paolo frequenta la scuola elementare Carducci con un profitto discreto nonostante un ricovero di circa tre mesi all’ospedale Bufalini di Cesena per una infezione polmonare. I maestri lo descrivono alunno educato e rispettoso, di carattere timido, forse un po’ introverso ma ben inserito nel gruppo scolastico. Frequenta poi la scuola media Giovanni Pascoli; l’impatto con la nuova realtà scolastica è piuttosto forte per un giovanotto che già si sentiva attratto per il mondo delle moto: spesso veniva trovato a cavalcioni della Gilera Giubileo 98 del padre mentre si atteggiava in posa di pilota impegnato in corsa. Solo un fatto evolutivo per i genitori che lo avevano visto mimare la guida della motocicletta cavalcando una sedia sdraiata a terra e stringere l’ultimo piolo della spalliera a modo di manubrio. A giugno del primo anno viene rimandato in matematica e nella sessione di settembre bocciato per non aver, come si direbbe oggi, colmato il debito. Siamo nei primissimi anni sessanta e la scuola presenta moltissimi caratteri di selettività. La lezione comunque serve e la prosecuzione degli studi avviene senza altri incidenti fino al conseguimento della licenza media con discreti voti. Siamo in pieno boom economico: il padre Ernesto si mette in proprio e, da artigiano, si guadagna da vivere come installatore di tapparelle, porte a soffietto, infissi in plastica mentre Paolo frequenta prima il biennio dell’Istituto Tecnico Industriale di Cesena per passare poi al triennio del corso Termotecnici a Forlì. Il diploma arriva il 30/07/1968 con voto non alto ma in linea con il tempo dedicato allo studio e l’impegno profuso nelle tante attività di quegli anni. E’ Perito industriale capotecnico specializzazione termotecnica. Nel frattempo anche la sua passione per la moto prende una direzione ben precisa: a poco più di quindici anni chiede ai genitori di mettere la firma (come allora si diceva) per permettergli di iniziare l’attività agonistica. Una doccia fredda per Ernesto ed Iole (secondo nome di Enrichetta) che non gli avevano nemmeno concesso l’acquisto del motorino. Paolo non dava garanzie di guida prudenziale visto il comportamento che, da bambino, teneva in bici: tentativi di guida in monoruota, frenate violente da far strisciare le ruote, intraversate sulla ghiaino e quanto altro per far impensierire i genitori. Quanto alla firma, netto fu il rifiuto. Le condizioni economiche della famiglia erano molto migliorate ma certamente insufficienti anche solo per iniziare. Oltre a ciò le gare erano veramente pericolose. Le preoccupazione dei genitori erano molto comuni al tempo: pochissimi erano i genitori che assecondavano questa passione dei figli. Nessuno vedeva nel motociclismo agonistico un investimento per il futuro. Altri tempi. Paolo comprende il senso dell’opposizione dei genitori e decide di rimandare tutto alla maggiore età. Sono, quelli della scuola secondaria superiore anche gli anni della maturazione spirituale e dell’impegno sociale presso la parrocchia di San Pietro. Attivo come barelliere, accompagna, nel tempo libero da impegni scolastici, ammalati ed handicappati presso i luoghi della spiritualità (Loreto). Nella parrocchia aveva tutti gli amici, Gigi Milandri ora medico, Giuliano Galassi ora coordinatore del centro di accoglienza “Casa famiglia” di Cesena, Paolo Bertozzi compagno di molte escursioni montane, don Rino, parroco e confidente spirituale e poi Piero Baldini, Berto Baiardi, Paolo Barasi e tanti altri. Fra i suoi interessi anche il teatro: era talvolta fra le comparse al teatro Bonci di Cesena. Dopo il diploma parte per il servizio militare. Centro addestramento reclute a Caserta e poi nel 22° Reggimento fanteria corazzata. Fra i carristi a Pinerolo trova anche il modo di esternare la sua esuberanza alla guida di un carro armato; per poco non finisce punito. Il congedo arriva il 29/12/1969 e nella primavera del 1970 diventa rappresentante presso la ditta Croci di Capocolle di Cesena. Con la maggiore età e i primi stipendi la possibilità di realizzare un sogno: correre in moto. I primi anni lo vedono attivo sul lavoro, nell’officina, in parrocchia fra gli amici, nessuna delle sue molteplici attività viene messa da parte. La passione per la montagna lo portava spesso, anche da solo, sulle Alpi dove amava inerpicarsi su per arditi sentieri fino a godere dei più ampi orizzonti. Paolo amava le altezze e gli orizzonti di vita di un credente formatosi attraverso i valori della cultura sociale cristiana coniugata nei termini dell’amicizia sincera, della solidarietà sociale, di un alto concetto dell’umanità e della fede che solo uno spirito nobile e gentile poteva degnamente onorare. Questo era Paolo: talvolta taciturno e solitario, spesso con il sorriso sulle labbra, affabile, simpatico, disponibile al dialogo senza ombra di inutile loquacità. A tale ricchezza spirituale corrispondeva un temperamento rude e forte. Dopo due anni fra gli Junior con una Motobi 175, nel 1973 passa senior e si comincia a fare veramente sul serio. Vuole essere pilota professionista.
Pagina precedente: Paolo Tordi
Pagina successiva: Paolo Tordi - Il Pilota